#Brief A Caritas Italiana

BRIEF A

Proposto da Caritas Italiana

Scadenza Mercoledì, 24 Aprile 2024

1) Cliente: Caritas Italiana
Organismo pastorale della Conferenza Episcopale Italiana.
Caritas Italiana nasce nel 1971, voluta da Papa Paolo VI. È l’organismo pastorale della Conferenza Episcopale Italiana che collega le 218 Caritas Diocesane in Italia. Promuove la testimonianza della carità. Tra i molti fronti ci sono: pace e mondialità, giustizia, vecchie e nuove povertà, volontariato, servizio civile, immigrazione, salute mentale, senza dimora. Con un costante impegno formativo. Sostiene le Caritas diocesane nell’impegno quotidiano accanto ai più deboli.

2) Campagna di maggiore notorietà dell’impegno di Caritas per i minori e adolescenti.  FOCUS SU POVERTA’ EDUCATIVA

 

La povertà dei bambini e delle bambine nel nostro Paese è un’emergenza nazionale.

 

Il numero di bambini poveri ha raggiunto valori mai così alti dal 2005, anno in cui si è cominciato a misurarlo con enormi divari territoriali: tra Nord e Sud, tra aree metropolitane e piccoli comuni e anche tra singoli quartieri della stessa città.

 

I recenti dati pubblicati da Istat, confermano che nel 2022, la povertà assoluta in Italia ha interessato quasi 1 milione 269 mila minori (13,4%, rispetto al 9,7% degli individui a livello nazionale). Rispetto al 2021 la condizione dei minori è stabile a livello nazionale, ma si colgono segnali di peggioramento per i bambini da 4 a 6 anni del Centro (l’incidenza arriva al 14,2% dal 9,3%) e per quelli dai 7 ai 13 anni del Mezzogiorno, per i quali si arriva al 16,8% dal 13,8% osservato nell’anno precedente. L’incidenza della povertà tra le famiglie con minori varia molto a seconda della condizione lavorativa e della posizione nella professione della persona di riferimento: 9,4% se occupata (15,6% se operaio) e 22,8% se non occupata (28,1% se è in cerca di occupazione). Anche la cittadinanza gioca un ruolo importante nel determinare la condizione socio-economica delle famiglie con minori. Si attesta al 7,8% l’incidenza di povertà assoluta delle famiglie con minori composte solamente da italiani, mentre arriva al 36,1% per le famiglie con minori composte unicamente da stranieri (è il 30,7% nel caso più generale in cui nella famiglia con minori ci sia almeno uno straniero).

 

Altra determinante rispetto alle condizioni di povertà dei bambini e delle bambine è quella connessa alla povertà educativa.

 

Forte risulta infatti essere anche la relazione tra povertà e bassa scolarità. In Italia (attesta Istat) la povertà assoluta diminuisce al crescere del titolo di studio della persona di riferimento; se quest’ultima ha conseguito almeno il diploma di scuola secondaria superiore l’incidenza è del 3,9%, se ha al massimo la licenza di scuola media sale all’11,0%. E di fatto tra gli assistiti Caritas prevalgono proprio le persone con licenza media inferiore che pesano per il 44%; se a loro si aggiungono i possessori della sola licenza elementare (16,2%) e la quota di chi risulta senza alcun titolo di studio o analfabeta (6,3%) si comprende come i due terzi dell’utenza sia sbilanciato su livelli di istruzione bassi o molto bassi. Tra gli italiani la stessa percentuale sale al 75,6% e tra loro non fanno eccezione i giovani. Tra i giovani adulti di età compresa tra i 18 e i 34 anni il 56,8% possiede appena la licenza media, il 5,6% si è fermato alle scuole elementari e l’1% risulta senza alcun titolo o analfabeta. Le persone di cittadinanza straniera possiedono mediamente titoli di studio più elevati, anche se di contro sperimentano spesso problemi legati al riconoscimento legale di tali licenze scolastiche. Rispetto al 2021 cresce leggermente l’incidenza dei titoli più elevati: i possessori di licenza media superiore passano dal 15,9 al 16,9%, i laureati dal 4,1% al 5,8% (crescono quasi di due punti percentuali), segnale di una povertà che diventa in qualche modo sempre più trasversale.

 

Uno studio condotto da Caritas Italiana sulla povertà ereditaria e intergenerazionale, all’interno del Rapporto (2022) “L’anello debole” chiarisce come molto spesso, le condizioni di povertà vissute al momento presente dipendono e sono collegate alle situazioni di povertà sperimentate nel passato dai componenti adulti del nuclei.

 

Quasi sei persone su dieci che si rivolgono alla Caritas per chiedere aiuto risultano vivere una condizione di precarietà economica in continuità con quella vissuta dalla propria famiglia di origine. Appare evidente che, quando nella storia di una famiglia alcuni componenti vivono per più generazioni delle situazioni acute di povertà e vulnerabilità sociale, il vissuto negativo e le varie forme di divario sociale sperimentate dai protagonisti di tali situazioni si riflettono sulle generazioni successive, attraverso un passaggio intergenerazionale dell’esperienza di povertà

 

In tal senso i dati statistici e della letteratura socioeconomica descrivono l’Italia come un Paese a bassa mobilità sociale soprattutto per i nati in famiglie collocate in fondo alla scala sociale. Questo perché crescono i coefficienti concorrenziali medi delle classi poste agli estremi della scala sociale (le più benestanti e le più povere) che misurano la propensione all’immobilità in quella stessa classe di origine; risulta quindi sempre più improbabile per chi nasce alle vette della stratificazione sociale perdere i propri privilegi, al contrario chi parte dalle retrovie della società trova sempre più irrealizzabili le sue prospettive di miglioramento. Siamo di fronte, dunque, ad un processo di polarizzazione della società in termini di reddito, ricchezza e opportunità. Questo rafforzamento delle disuguaglianze e dell’ereditarietà è stato efficacemente sintetizzato dall’OCSE nelle metafore dei sticky grounds (“pavimenti appiccicosi”), e dei sticky ceilings (“soffitti appiccicosi”).

 

Si chiarisce dunque la stretta correlazione tra povertà materiale e povertà educativa nel nostro Paese.

 

a povertà economica gioca un ruolo centrale nella privazione educativa. I minori in povertà sono costretti a rinunciare non soltanto alle attività sportive, ricreative, culturali, ma hanno anche difficoltà ad acquisire materiale scolastico, quali libri o strumenti tecnologici per lo studio a casa. Vivono in abitazioni sovraffollate, non adatte allo studio ed una crescita positiva.

 

Secondo quanto emerge dal Rapporto 2022 sulla povertà educativa pubblicato da Save The Children, i bambini e gli adolescenti che vivono in famiglie con risorse finanziarie molto limitate ottengono anche punteggi più bassi nelle indagini che rilevano le competenze ed hanno maggiori probabilità di abbandonare gli studi prematuramente. La dispersione scolastica, ovvero la percentuale di giovani che arrivano alla maggiore età avendo lasciato prematuramente gli studi o i percorsi di formazione, senza aver conseguito un diploma superiore, si attesta al 13% circa. Inoltre, sono circa un quarto gli studenti i quali, nonostante abbiano frequentato la scuola, non hanno acquisito le competenze minime nelle materie principali1. In entrambi i casi, percentuali più alte si riscontrano tra gli adolescenti che vivono in famiglie svantaggiate dal punto di vista socioeconomico. I dati sono confermati anche a livello di micro-territori, come tra diersi quartieri della stessa rete urbana (vd. ricerca Openpolis su Roma).

 

Analizzare il fenomeno delle povertà dei bambini e accompagnarle apre scenari molto diversi da quelli connessi all'accompagnamento delle povertà adulte.

 

Sperimentare povertà da piccoli “viola l’immaginario” dei bambini, distorce la percezione di sé, delle proprie attese, del proprio futuro e rischia di inficiare le possibilità di realizzazione in modo profondo.

 

Ricordiamo brevemente come nel nostro Paese 1 giovane su 5 sia nella condizione di Neet (Not in Education Employment or Training) (19%) contro un dato europeo che si attestava nel 2021 al 13%, con enormi divari territoriali (a Caltanisetta il 40% de ragazzi è in condizione di NEET).

 

Questo e gli altri dati ricordati ci pone tra gli ultimi Paesi europei in termini di dati e di performance di politiche per il contrasto della povertà educativa, rendendoci uno dei 7 Paesi oggetto del programma sperimentale europeo Child Guarantee, proprio per arginare quella che può essere definita un’emergenza democratica per il nostro Paese.

 

 

3) Posizione attuale

 

È importante approcciare al contrasto della povertà non in chiave puramente assistenzialistica ma puntando su quei fattori che possono e devono invertire le traiettorie di vita che sembrano in qualche modo già segnate. Non è immaginabile, certo, pensare di annullare gli effetti diretti o indiretti dell’origine sociale; ognuno di noi nasce e cresce in una famiglia che è inserita in un determinato contesto sociale, con un proprio capitale relazionale, culturale, economico che non possono dirsi neutri. Tuttavia, tra i determinanti della mobilità, oltre ai fattori micro-sociali e individuali, si devono annoverare anche quelli di natura macro-sociale che chiamano in causa gli elementi economici, sociali, demografici e al contempo l’ambito delle politiche pubbliche.

 

I minori, come abbiamo visto, sono i più colpiti dalla povertà assoluta e coloro che pagheranno il prezzo più caro in futuro. La povertà dei minori può dirsi la forma più iniqua di disuguaglianza, in primo luogo perché incolpevole e in secondo luogo perché produrrà degli effetti di lungo corso sul futuro di questi ragazzi. TPer contrastare queste forme di povertà, con un particolare focus sul tema della povertà educativa, crediamo nel sostegno alla “comunità educante”. Si tratta di riscrivere le alleanze tra scuola e territorio e mettere al servizio di quest’opera democratica le tante energie del Terzo settore, delle parrocchie, dei contesti educativi informali che possono accompagnare, dare senso e potenziare l’enorme e insostituibile opera della scuola.

 

Contrastare la povertà dei bambini significa dunque non solo agire sulle loro esistenze singole, con percorsi di accompagnamento sempre più individuali, ma anche sulle povertà dei contesti, tornando ad animare i territori e a renderli scenari di apprendimento continuo, dove non c’è soluzione di continuità tra formale, informale e non formale. Uno degli strumenti adottabili è quello dei Patti educativi Territoriali, alla sottoscrizione dei quali molte delle nostre Caritas sono impegnate.

 

Significa uscire dalla logica del finanziamento a pioggia per entrare in quella orientata agli obiettivi: educativa di strada, affiancamento tra docenti e operatori sociali, servizi di ascolto e accompagnamento psicologico, tutoraggio alle famiglie anche con strumenti di natura economica e sostegno al reddito.

 

Ciò va fatto in maniera convinta, accompagnata da risorse consistenti e monitorando gli esiti dei progetti per valutarne in termini oggettivi gli impatti. Il lavoro sociale va misurato e valutato. Sono processi lenti che richiedono alleanze stabili sui territori e che devono saper guardare anche al medio e lungo periodo. Con questa logica lavora anche il progetto PEPE (Promuovere Engagement di comunità contro la Povertà Educativa), reso possibile grazie al sostegno di UniCredit e che svolgiamo su cinque territori (Pavia, Mantova, Modena, Roma, Caltanissetta.

 

Se i territori rimangono “chiusi” ci saranno poche occasioni per i bambini per sviluppare i propri talenti, aprire l’immaginario, capire che cosa piace loro fare, entrare in contatto con la lettura, l’arte, la cultura, lo sport. Se il territorio non si riappropria di questi spazi e di questi agenti di bellezza sarà difficile contrastare la dispersione scolastica in primis, ma anche, più in generale, l’impoverimento culturale e di immaginario dei bambini.

 

Mettere i bambini in grado di coltivare la bellezza è importantissimo. Ci sono valide esperienze sul territorio di alleanze con musei, teatri, associazioni anche molto piccole, che però riportano al centro il linguaggio della danza, dell’arte, e abituano i ragazzi ad entrare in contatto con parti di sé che altrimenti resterebbero sepolte. Sappiamo quanto, soprattutto dopo il Covid, sia aumentata l’incidenza di problemi di salute mentale nei giovanissimi. Questa esposizione alla bellezza – ma anche allo sport di squadra con la sua disciplina e le sue regole di socialità – consente di affinare la sensibilità e di maturare una dimensione cooperativistica e di investimento sui propri talenti e le proprie energie, fondamentale per la crescita.

 

I dati ci dicono che la povertà educativa è un problema che percorre tutto il Paese e disegna sacche di emergenza a macchia di leopardo di quartiere in quartiere. Pochi chilometri di distanza disegnano scenari completamente diversi in una stessa città. È a quel livello micro, vicinissimo alla gente, che bisogna lavorare. E Caritas lo fa con i centri di aggregazione, con il supporto educativo che spesso diventa alimentare (dove le mense non ci sono), con la proposta di esperienze di formazione e crescita, non ultimo il prezioso strumento del Servizio civile. Si lavora con scuole, Terzo settore, ma anche con pediatri, medici di base, famiglie. Ai ragazzi che partono da comunità dissestate e ferite va fatta toccare con mano la bellezza possibile.

 

 

4) Posizione desiderata (OBIETTIVO DELLA CAMPAGNA):

 

Sensibilizzare al tema della povertà educativa in Italia, far conoscere le iniziative promosse contro questo problema, attivare le persone a sostenerle e rendere i destinatari degli interventi protagonisti del loro stesso futuro.         

 

 

5) Pubblico obiettivo (TARGET)

L’opinione pubblica, i media, le istituzioni, la società civile - in quanto ognuno può e deve sentirsi impegnato personalmente – e in particolare i giovani. Ma anche parrocchie e associazioni locali; scuole; cooperative.

 

 

 

6) “Tono della comunicazione”

 

Il messaggio deve essere diretto e coinvolgente, proprio perché pensato per un pubblico giovane. Adatto ad essere declinato sia sui media classici che su quelli digitali.

 

 

Note:

 

- si richiede l’uso del logo ufficiale di Caritas Italiana

 

 

 

Per approfondimenti:

 

http://www.caritas.it

 

https://www.italiacaritas.it

 

https://www.caritas.it/rapporto-2022-su-poverta-ed-esclusione-sociale/