#Brief C Italia Nostra Onlus

Brief C

Proposto da Italia Nostra Onlus

Scadenza Sabato, 15 Aprile 2023

1) Cliente: Italia Nostra Onlus
Italia Nostra Onlus è l’Associazione Nazionale per la tutela del patrimonio Storico, Artistico e Naturale della Nazione, fondata nel 1955. Da più di sei decenni, le attività di volontariato culturale organizzate da Italia Nostra hanno contribuito a diffondere nel Paese la “cultura della conservazione” del Patrimonio. I beni culturali, i centri storici, i parchi nazionali, l’ambiente, la questione energetica, la viabilità e i trasporti, l’agricoltura, il mare e le coste, i musei, le biblioteche, sono alcuni dei capitoli più importanti dell’attività di Italia Nostra.

2) Campagna: "Eccezione Italia" - Tutelare il paesaggio: buone pratiche per una sostenibilità consapevole. Campagna di sensibilizzazione per una diversa prospettiva di salvaguardia del territorio e della produzione energetica.

3) Posizionamento: posizione attuale
L’Italia è povera di fonti fossili, quali petrolio, gas e carbone. La crisi del petrolio del 1973, ci indusse a raggiungere nelle nostre fabbriche, con pronto impegno, obiettivi di massima efficienza energetica. A seguire ha scelto modelli virtuosi, anche nell’approvvigionamento e, pur secondo Paese industriale d’Europa, ha sviluppato una combinazione di fonti energetiche e produttive di energia elettrica che ha complessivamente ridotto le emissioni gas alteranti molto di più di altri Paesi, che si prospettano “i grandi virtuosi “. Mettendo in bella mostra le energie rinnovabili, schierate in gran legioni, e che, invece, alle spalle della facciata buonista e salvifica, bruciano ancora carbone a più non posso e si guardano bene dal recedere minimamente dal nucleare.

Noi abbiamo spinto, con intelligenza, molto sul gas ed in particolare sulle più efficienti centrali a ciclo combinato e con le più basse emissioni.

Per fare fronte alla mancanza di combustibili fossili, l’Italia, già dalla prima metà del ‘900, ha investito anche in bacini idroelettrici. Oggi essi contribuiscono alla produzione di circa il 15% dell’energia elettrica, peraltro di alta qualità, poiché non intermittente. Colpevolmente ha trascurato gli investimenti per la manutenzione di tali bacini. La capacità produttiva idroelettrica potrebbe venire aumentata fino al 20% o addirittura al 25%, riprendendo la manutenzione mediante la rimozione dei detriti accumulati sui fondali, la destinazione esclusiva alla sola produzione elettrica dei bacini stessi, la messa in sicurezza delle dighe. Con la possibilità di ottenere fino al 10% in più di energia elettrica rinnovabile, a fronte del 6% apportato dall’eolico con devastazione paesaggistica ed i congeniti difetti dell’intermittenza.

Va per altro ricordato che l’Italia ha l’impronta carbonica pro-capite inferiore del 16% alla media europea.

Dall’Europa ci giunge l’invito a fare più rinnovabili. Al 2030, con il PNIEC, dovremmo raggiungere il 30% di energia rinnovabile sul totale dei consumi energetici. Ciò significherebbe raddoppiare l’eolico oggi pari a circa 10.000 MW installati, e triplicare il fotovoltaico che sta oggi sui circa 20.000 MW installati. L’obiettivo inderogabile della decarbonizzazione totale al 100% al 2050 significa per altro che le lobby dell’eolico e del fotovoltaico sono al lavoro per imporre, con ogni tipo di deroga, il massimo di inserimento di tali rinnovabili per andare subito ben oltre il 30% al 2030, prima che si scoprano nuove tecnologie che le superino per sempre.

Ora poiché si deve sempre ragionare in termini planetari bisogna ricordare che l’Italia, lo scorso anno, per produrre la propria energia ha emesso circa lo 0,8% della CO2 prodotta complessivamente in tutto il mondo. L’eolico italiano oggi produce circa il 6% dell'energia elettrica in Italia. Quindi, circa l'1,5% dell'energia TOTALE consumata in Italia e con tale cifra contribuisce (anche se solo in teoria) alla riduzione delle emissioni globali per lo 0,012% (0,8 x 1,5%).  Questo significa, tradotto in termini assoluti, equivale a 1,2 decimillesimi di risparmio della Co2 prodotta dall’uomo per energia nell’intero pianeta. Al risibile apporto corrisponde un consumo di suolo ed una alterazione dei sistemi montuosi e collinari insostenibile (può essere utile, per capire, l’esempio su quanto sta capitando al Giogo di Villore, in Mugello. Lì, l'impianto previsto dall'AGSM è di potenza di circa 30 MW. Per realizzarlo saranno necessarie 8 grandi pale, che interesseranno, per non interferire l'una con l'altra, cinque chilometri del crinale spartiacque dell'Appennino). Adesso in Italia sono presenti poco più di 10.000 MW di eolico. Per raggiungere gli obiettivi previsti dalla sola SEN (strategia energetica nazionale) saranno necessari circa 23.000 MW, ma forse di più. Per la maggiore produzione che si renderà necessaria dopo il Green New Deal, adottato dall'UE di cui sopra, (100% al 2050) saranno necessari ben oltre 30.000 MW. Se per 30 MW si dovranno occupare e stravolgere 5 km di crinale, per 30.000 saranno necessari 5.000 chilometri di crinali.

Parliamo di un consumo di suolo sottratto ad un Paese, l’Italia, povero di spazi pianeggianti, dove si concentra una popolazione di 60 milioni di abitanti, con una densità di 206 abitanti per km2. Un Paese che è ai vertici delle graduatorie di consumo di suolo. Che vede un’edificazione intensa ed ininterrotta in tutte le aree metropolitane pianeggianti. Un Paese al quale oggi si chiede anche di offrire spazi, a botte di centinaia di ettari da carpire in soluzione unitaria, per il fotovoltaico a terra, sottraendo ulteriore terreno ad un’agricoltura indispensabile e di qualità.

Ogni misura del Recovery Found, coordinata al PNIEC, ed in vista del New Green Deal, non dovrebbe disattendere il principio europeo: “DNSH” – Do not significant harm – NON ARRECARE UN DANNO SIGNIFICATIVO, quindi ogni progetto non deve arrecare danni significativi al sistema mitigazione/adattamento ai cambiamenti climatici nel suo intero ciclo di vita.

Se il PNRR-ENERGIA non terrà in debito conto questi dati temiamo che il Paesaggio italiano sarà violato e nel consumo di suolo e nel consumo di sistemi montani/collinari, sia con i progetti eolici, sia con gli attuali progetti fotovoltaici a terra, sia con le biomasse ai danni della misura primaria della forestazione e ne conseguirà l’ ulteriore urbanizzazione di aree naturali con perturbazioni della rete di Natura 2000: “Una intensità cumulativa distruttrice di paesaggi preziosi, racchiusi in un mondo naturale anch’esso ristretto”.

Sulla fondatezza di quanto diciamo si considerino questi dati:

NAZIONE

ABITANTI PER KMQ

TOTALE ABITANTI

ESTENSIONE

Italia

206 per kmq

62 milioni

300.000 kmq

Francia

117 per kmq

63 milioni

544.000 kmq

Spagna

93 per kmq

46 milioni

500.000kmq

Stati Uniti

31 per kmq

298 milioni

9,6 milioni kmq

Russia

8,4 per kmq

142 milioni

17 milioni kmq

Trattare l’Italia come paesi con estensioni doppie e triple e densità di popolazione dimezzata o peggio di paesi immensi con aree desertiche e mari freddi e nebbiosi è un gesto inammissibile e contrario alla caratteristica che vede nel nostro paese massime concentrazioni di biodiversità.

Come ignorare i frutti di questo lungo lavoro iniziato nel ’73, con l’efficienza energetica, proseguito con il risparmio energetico e con il calibrato mix di uso delle fonti. Ed infine perfezionato con la ricerca nelle rinnovabili termiche.

Tutto ciò dovrebbe portare attenzione sull’Italia, non per imporle modelli allogeni, ma per studiarne le formule da esportare come modello virtuoso nei Paesi emergenti, alla ricerca disperata di nuova energia. Paesi che si rivolgono di preferenza alle fonti meno costose e più inquinanti come il carbone. Che usano senza precauzioni e senza tecnologie adeguate a ridurne al massimo i danni.


4) Posizione desiderata: OBIETTIVO DELLA CAMPAGNA

 

Tutto quanto finora detto concorre a rivendicare in Europa e nel mondo “L’ECCEZIONE ITALIA”. In un ambito così ristretto e così abitato convivono, a vista l’uno con l’altro, gli episodi di un patrimonio archeologico, storico ed architettonico ovunque sistemato e diffuso sotto i crinali e tra i versanti che si guardano l’uno con l’altro. In un paesaggio naturale che fa da trama a tale eccezionale patrimonio. Poiché qui la vita si è concentrata per millenni, già prima dell’Impero Romano ed è ritornata a cumularsi, nel lungo arco temporale seguito alla sua caduta, e fino allo scorso secolo. L’Italia può concorrere, come gli altri e più degli altri, a salvare il clima, ma il suo paesaggio, il suo patrimonio culturale e la sua agricoltura, non devono morire.

Al 2030 l’eolico dovrà raddoppiare ed il fotovoltaico dovrà triplicare. Per il 2050 nemmeno riusciamo a immaginare.

Ad oggi il mainstream di Bruxelles associa al concetto di rinnovabili principalmente le fonti energetiche provenienti da fotovoltaico, eolico e biomasse. La comunicazione è concentrata su questi tre sistemi non tenendo conto del fatto che sono inaffidabili nella loro intermittenza (sole/vento in particolare). Sistemi redimibili solo attraverso una rivoluzione industriale, dai costi già oggi giudicati insostenibili e andremo di certo avanti sempre nello stesso modo, sotto l’impulso di decisioni frettolose, senza un minimo di ricerca, senza cambiamenti reali di sistemi energetici, senza programmi miliardari di riadattamento totale dei sistemi produttivi e trasportistici e delle loro immense filiere.

Solo il riconoscimento di una “Eccezione Italia” puo’ mettere fine ad una invasione insostenibile di un paesaggio unico. In un Paese dove il concetto di paesaggio è nato, nel corso di quattro secoli, grazie ai grandi artisti e viaggiatori europei. È il luogo delle idee in cui per la prima volta l’Europa si è unita nella scoperta dei paesaggi del centro sud dell’Italia, eletti a radici stesse dell’Europa, a partire dalle presenze archeologiche romane, etrusche e della Magna Grecia. L’altra faccia irrinunciabile della agognata Unità.


5) Pubblico obiettivo (TARGET)

La campagna si rivolge all'opinione pubblica in toto ma soprattutto ai giovani che possono diventarne protagonisti e far scaturire nell’immediato futuro anche la creazione di imprese agroalimentari, a vantaggio di un Paese più sostenibile e rivolto alla natura.

È progettata:

·         per impedire e prevenire la scomparsa dei territori rurali, costantemente esposti a nuove minacce, dal rischio idrogeologico all’inquinamento che guardi alla tutela delle colture tipiche e dell’allevamento, la valorizzazione delle specialità locali e il recupero della tradizionale economia familiare e contadina.

 

·         per costruire percorsi educativi più consapevoli sulla situazione energetica dell’Italia e propositiva di un consumo consapevole puntando sulle produzioni derivanti dall’agricoltura biologica, il chilometro zero e le piccole produzioni, oltre che valorizzare i primati italiani in fatto di biodiversità delle colture e degli animali, con il recupero di antiche cultivar di frutta, verdura, grano e di razze tipiche.


6) “Tono della comunicazione”
Il tono della comunicazione deve essere chiaro, diretto e coinvolgente, per una campagna che possa essere declinata su più media.
N.B. E’ necessario l’uso del logo ufficiale di Italia Nostra.